Il valore del packaging nel progetto Giflex

Il XVII congresso Giflex (gruppo imballaggio flessibile) ha evidenziato una vitalità che è specchio di un settore, quello del packaging alimentare e non, in continua evoluzione tecnologica e in costante crescita economica anche in tempi di crisi.

di Andrea Spadini

Lavorare in stretto contatto e al servizio dell'industria alimentare è senza dubbio un grande vantaggio per le aziende che fanno riferimento a Giflex, il gruppo italiano dei produttori di imballaggi flessibili, perché, se non altro e in linea generale, le ha preservate in buona parte dalla crisi, consentendo loro di far registrare buoni risultati economici. Come ha ricordatoa Italo Vailati, segretario del Giflex presso Assografici, in Italia sono solamente due le aziende associate che hanno dovuto chiudere in questo periodo, che sono poi state assorbite da realtà più grandi, consentendo così di non perdere le competenze acquisite.

Giusto per dare un'idea dell'importanza del settore in Italia, l'industria degli imballaggi flessibili, riferito alle aziende associate Giflex, genera un fatturato di 1700 miliardi di €, occupando quasi 5 mila operatori, in rappresentanza dell'80-85% del mercato.

Oggi dunque la sfida principale che i produttori di imballaggi flessibili sono chiamati a vincere è quella di fare i conti con un'opinione pubblica poco propensa a considerare gli imballaggi plastici come prodotti provenienti da un'industria capace di sostenere con forza concetti di sostenibilità e riciclabilità; tanto che spesso il packaging viene percepito solamente come un rifiuto e quindi inutile e dannoso per l'ambiente.

L’intervento di Italo Vailati al GiflexGustavo De Ponti, coordinatore del comitato marketing di Giflex ha voluto esibire una maglietta di una nota squadra di calcio, prodotta grazie al riciclo di 12 bottiglie di plastica. «Dobbiamo promuovere idee innovative e avere il coraggio di proporle, lavorare coi giovani, i consumatori di domani, per aiutarli a capire che la plastica è una risorsa e impegnarci sul fronte della comunicazione in tema di smaltimento, un argomento che crea ancora moltissima confusione», ha detto De Ponti.

Il valore dell'imballaggio

Proprio in tema di comunicazione, Fabrizio Gerosa ha presentato il percorso e i risultati del Progetto triennale "Valore dell'imballaggio", che puntava a comunicare a Media, Istituzioni, opinion leader e consumatori il ruolo e l'utilità dell'imballaggio flessibile creando una corrente d'opinione favorevole circa il suo utilizzo.

Nel primo anno è stata condotta un'analisi anonima (senza che comparisse Giflex) per verificare il percepito di consumatori e key opinion leader (KOL) in merito al valore d'uso percepito degli imballaggi flessibili alimentari in termini di sicurezza, igiene, conservazione e dimensione di servizio e alla sensibilità circa i temi dell'eco-sostenibilità e riciclaggio.

In generale il consumatore predilige prodotti confezionati considerati più pratici e igienici rispetto agli sfusi. Il consumatore è gratificato da elementi che gli permettono di instaurare un rapporto diretto col prodotto confezionato e il pack flessibile, con la sua leggerezza e trasparenza, rappresenta la confezione ideale in un'ottica di emotività, modernità ed economicità, piuttosto che in termini di ecosostenibilità, che a oggi non rappresenta un fattore chiave all'acquisto.

In linea generale è emerso che il mondo degli imballaggi flessibili presenta criticità in termini di riciclaggio e carenza di alcuni valori di servizio (ad esempio indicazioni sul fine vita, dove lo butto?) rispetto ad altri imballaggi. Ma in termini di rapporto fra funzionalità e costi, economici e ambientali, i flessibili sono portatori di tutta una serie di nuove opportunità per il futuro degli imballaggi. Consumatori e key opinion leader sono concordi nel sostenere che gli imballaggi flessibili rappresentano il veicolo di un concetto di estrema attualità, ovvero più prodotto e meno confezione.

Nel secondo anno Giflex ha proposto un piano di comunicazione rivolto ai media e ai KOL per generare flussi di comunicazione credibili ed efficaci verso tutti gli stakeholder, per far conoscere gli imballaggi flessibili, le loro caratteristiche e il loro valore d'uso, creare una cultura positiva dell'ecosostenibilità degli imballaggi flessibili.

É stato creato un dossier che identifica le chiavi di valorizzazione degli imballaggi flessibili da utilizzare come base per tutte le attività di comunicazione, un periodico d'informazione digitale "Eco-Pack" a cura del Centro Studi sull'Imballaggio di SPrim Italia srl per favorire l'aggiornamento sul tema della sostenibilità del packaging, trasmettendo messaggi positivi, e sono stati organizzati 5 pranzi in giallo per i giornalisti per sondare opinioni pregresse relative all'impatto ambientale degli imballaggi, presentare dati relativi all'eco-sostenibilità e al valore d'uso degli imballaggi stessi per valutarne l'impatto e normalizzare la corrente d'opinione favorendo la divulgazione di informazioni positive.

In questo terzo anno Giflex ha infine voluto rafforzare le attività di comunicazione verso istituzioni e consumatori, in particolar modo con iniziative nelle scuole. Le istituzioni si sono dimostrate interessate a collaborare con l'associazione per promuovere la conoscenza della sostenibilità, che viene ancora intesa come 'riciclo' e non come 'ciclo di vita' del prodotto (LCA). Federconsumatori ha espresso le proprie posizioni favorevoli alla riduzione del peso delle confezioni, mentre l'Unione Nazionale dei Consumatori ha sottolineato la propria posizione contraria all'overpackaging, considerata solo uno strumento di marketing; Legambiente si è dimostrata sensibile all'importanza dell'imballo per la sicurezza alimentare, l'igiene e la conservabilità.

Tutte e tre le istituzioni hanno sottolineato l'importanza della comunicazione al consumatore finale circa i comportamenti corretti da compiere per il riciclo e lo smaltimento dei materiali. L'Amsa, che gestisce la raccolta dei rifiuti, ha posto l'accento sull'importanza di conoscere la composizione esatta dei materiali da smaltire, incentivando i monomateriali, più semplici per lo smaltimento.

Infine Federalimentare si è dimostrata interessata alla riduzione di peso, volumi, materiali e ingombri delle confezioni, mantenendo inalterate le caratteristiche di protezione e sicurezza del prodotto.

Per quanto riguarda le iniziative nelle scuole è stato diffuso un libro, "Ipack – Paradossi e falsi miti nell'era della sostenibilità" disponibile presso il Giflex (solo per gli associati) ed è stato promosso un concorso fra gli studenti ai quali è stato chiesto di realizzare un video sulla percezione dell'imballaggio. Proprio in questa occasione è stata premiata con un Ipad la studentessa Diletta Vignolo, che ha prodotto un filmato, volutamente provocatorio sull'abuso delle confezioni.

Sostenibilità del packaging nell'industria alimentare e nella GDO

Simone Zucchetti, dell'azienda Amadori, leader italiano nel settore agroalimentare con circa 7 mila dipendenti e oltre un miliardo di € di fatturato all'anno, ha portato l'esperienza di un gruppo integrato che ha fatto della produzione di carne avicola, la sua fortuna, caratterizzando e personalizzando i propri prodotti a base di pollo e tacchino e proponendoli anche sotto una veste differente (hamburger, salsicce, wurstel ecc.).

La sfida che oggi un produttore come Amadori deve saper cogliere è di ascoltare le richieste dei consumatori, sempre più attenti e sensibili ai discorsi sulla sostenibilità, e di dare delle risposte concrete che soddisfino protezione e conservazione dell'alimento, informazioni chiare e precise sulle etichette, trasparenza delle confezioni per distinguere il prodotto, praticità di utilizzo, facile gestione dell'imballo per il recupero e il riciclo. Oggi l'imballaggio alimentare deve essere in grado di garantire elevate performance a parità di diminuzione degli strati delle confezioni stesse.

Zucchetti ha poi presentato delle case history, che hanno rappresentato per Amadori casi di successo sui quali vale la pena soffermarsi. Nel primo caso, recependo le richieste dei clienti, l'azienda ha introdotto sul mercato la confezione singola di hamburger, aumentando quindi la presenza di packaging, con un prezzo finale leggermente superiore alla confezione doppia. Amadori ha registrato +20% nelle vendite di questo prodotto, ricevendo l'apprezzamento dei clienti, che non amano sprecare cibo e che non avrebbero mai acquistato le confezioni multiple. Qualcuno potrebbe obiettare che esiste il congelatore, ed è un po' il discorso che si potrebbe fare per le insalate fresche rispetto a quelle in busta, ma tutto ciò evidenzia che il consumatore a fronte di un reale vantaggio offerto da una confezione, è disposto a riconoscerne la validità, acquistando un prodotto nonostante un prezzo leggermente superiore. Oggi giorno convenienza equivale dunque anche a evitare di sprecare cibo, e senza dubbio questo è un altro aspetto della sostenibilità da non sottovalutare.

Nel secondo caso invece è stata eliminata la vaschetta di polistirolo dalle fette di petto di pollo, confezionate in un film in continuo sottovuoto ripiegato su se stesso con l'aggiunta di una attraente etichetta, che consente di poter utilizzare le fette una alla volta, e di lasciare perfettamente confezionate quelle non utilizzate, diminuendo gli scarti di cibo, e facilitandone anche lo stoccaggio in frigo.

«L'approccio dell'industria deve essere necessariamente di tipo olistico, analizzare i food e i pack design, e valutare gli impatti di ogni materiale nelle fasi della vita di un alimento per individuare le strategie di intervento che meglio interpretano l'alimento e la sua sostenibilità», ha concluso Zucchetti.

Giovanni Panzeri, Marketing Manager Private Label Gruppo Conad, ha affrontato il tema dei prodotti a marca privata, che rappresentano sempre più uno straordinario strumento di crescita e fidelizzazione, creano valore e soddisfano in modo specifico i bisogni dei clienti. Oggi i dati parlano chiaro e descrivono un consumatore che compra meno ma compra meglio, e la qualità è un elemento irrinunciabile nella decisione di acquisto.

La marca privata (quelle per intenderci che portano il nome della catena di distribuzione), è dunque da considerarsi sempre più come vera e propria marca, capace di garantire la qualità del prodotto a prezzi più contenuti, e per la GDO insieme alle marche leader, rappresenta la principale fonte di fatturato. Sul fronte della sostenibilità, il Gruppo Conad ha già iniziato a lavorare su alcuni progetti concreti in grado di dare valore aggiunto alla marca: carta certificata FSC, shopper biodegradabili, shopper riutilizzabili, riduzione peso bottiglie d'acqua, riduzione imballi, imballaggi flessibili sostenibili a parità di prestazioni, monomateriali facili da smaltire, impiego di PET riciclato. «Abbiamo lanciato quest'anno una serie di progetti per la rivisitazione completa della filiera del packaging con l'obiettivo finale di gestire processo, sicurezza, rischi e costi. Faremo scelte sulla base dei risultati di questo progetto perchè siamo certi che dal packaging dipenda molto dello sviluppo della Marca Privata del futuro», ha detto Panzeri, evidenziando come oggi il consumatore sia sempre più esigente in tema di packaging, che spesso può determinare il successo di un prodotto.

«Noi raccogliamo le richieste dei consumatori finali, ma per poter dare loro delle risposte abbiamo bisogno dei tecnici che ci devono spiegare cosa sia possibile fare, quali materiali poter utilizzare per offrire lo stesso servizio al cliente con un l'attenzione alla sostenibilità», ha concluso Panzeri.

Pregi e difetti: lo smaltimento

Una tavola rotonda condotta dal giornalista Rai Stefano Ziantoni, ha concluso la prima giornata del convegno. Agostino Macrì Associazione dei Consumatori, Stefano Ciafani Legambiente, Massimiliano Boccardelli Federalimentare, Simone Zucchetti Amadori, Giovanni Panzeri Conad e il Presidente del Giflex Pietro Lironi si sono confrontati sui temi caldi dell'imballaggio e dell'ambiente.

Tutti concordi nell'affermare l'importanza del molteplice ruolo svolto dagli imballaggi flessibili, ma altrettanto decisi a denunciare il problema dello smaltimento degli stessi attraverso precise indicazioni sulle confezioni, così come già avviene per molte confezioni di aziende leader come Barilla o Coop. Il dibattito, molto animato, si è incentrato sugli imballaggi flessibili a più strati che sono più difficili da smaltire e spesso non si sa dove conferirli. Sicuramente un contributo da parte dei produttori di materiali affinché si lavori in direzione della semplificazione dei materiali sarebbe un grande aiuto in tal senso.

Come però giustamente sottolineato dal Presidente del Giflex Pietro Lironi, lo studio e la ricerca di materiali più performanti e composti da meno componenti, sui quali già si sta lavorando, porteranno a dei materiali più costosi che il mercato poi dovrà accettare in quanto portatori dei valori della sostenibilità, concetto sul quale molte aziende costruiscono un'immagine che poi molto spesso non è quella reale. La sostenibilità ha dunque i suoi costi e le aziende devono essere pronte a portare avanti con coraggio scelte radicali. Così come si deve avere il coraggio di affidarsi alla termovalorizzazione di tutti quei materiali per i quali la riciclabilità non sia possibile, sfruttandone dunque le potenzialità in campo energetico, ed evitando di conferire i nostri rifiuti in Germania, dove li termovalorizzano ricavandone anche vantaggi economici.

La seconda giornata di Convegno si è invece incentrata sul ruolo dell'imprenditore, con nuovi modelli di gestione delle imprese moderne, il ruolo della ricerca e dell'innovazione per le aziende del futuro con un relatore di assoluto rilievo, l'ex Ministro Luigi Nicolais, ora Presidente del CNR, con una relazione sui nanomateriali che possono essere molto utili anche all'industria del packaging, e il ricambio generazionale, argomento molto sentito nelle aziende italiane, alle prese prima o poi con un problema che se non gestito a dovere può essere causa di molti problemi.

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